martedì 31 gennaio 2017

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L’Italia importa più dei tre quarti del suo fabbisogno energetico. Nessun Paese europeo è autosufficiente, però noi siamo più di altri dipendenti dall’estero: importiamo il 90% del gas naturale e il 90% del petrolio che usiamo. Tenuto conto che, con 46,5 miliardi di barili di riserve accertate, la Libia è, potenzialmente, la più grande economia petrolifera del continente africano, in grado di esprimere una capacità produttiva di gran lunga superiore ai livelli pre-crisi, vi sono tutti i presupposti per accostarsi alle dinamiche di quel quadrante con tecniche analitiche tali da evidenziare i rischi per i nostri interessi e le opportunità per il nostro sistema-Paese. Non dimentichiamo che la crescita del fabbisogno europeo di gas naturale e la prossimità geografica ad importanti mercati di destinazione continuano a rendere la Libia, che non è più il nostro primo fornitore di petrolio ma ci garantisce il 10% del nostro consumo di metano, un importante asset geo-strategico, anche in chiave prospettica. Inoltre, la principale società petrolifera internazionale attiva in Libia è l’Eni. Prefetto Alessandro Pansa 30 Gennaio 2017 Napoli

Foto UniNa

“These gangs are part of international criminal organizations that are involved in smuggling fuels, humans, and drugs across the borders. Their presence is a threat for both the Libyan national security and the International security in the Mediterranean region. Everyone must be awakened from the hangover of their narrow-minded material interests that they are chasing, because the threat that Libya is facing is a very huge one.” National Oil Corporation Tripoli 6 January 2017

«L’orizzonte rimane ancora molto oscuro, ma credo che se lasciassimo i libici a lavorare da soli a casa loro, senza ingerenze esterne, avrebbero già trovato una soluzione. Dall’esterno ci sono state molte parole ma pochi fatti ed alcune contraddizioni. L’Italia da parte sua ha lavorato sodo, ma è rimasta da sola. Tuttavia è positivo se Serraj e Haftar parlano di un Paese unico. Spero che riescano a trovare una soluzione: libici con i libici, all’interno della Libia». Claudio Descalzi Corriere della Sera 30 Gennaio 2017

Pur sottolineando l'impegno italiano, pare che l'AD di Eni consideri le manovre messe in atto da governo e servizi di informazione, una complicazione piuttosto che un aiuto. Sarebbe la conferma delle notizie che arrivano dalla Libia via social sul fatto che non siamo proprio apprezzati da quelle parti.

Alcuni giorni fa il capo della procura generale libica ha rivolto un appello alle autorità maltesi affinchè si attivino per smantellare i gruppi criminali locali che avrebbero un ruolo dominante nei traffici internazionali di petrolio con protagonisti anche le mafie italiane.
La polizia francese e greca avrebbero già iniziato a lavorare a numerosi casi.
Saddiq al Sour ha affermato che chiederà lo stesso tipo di collaborazione alle polizie di Cipro e Italia.
Il contrabbando di petrolio dalla Libia è attività nota sin dalla caduta di Gaddafi. Suona strano che, visti gli accordi stretti tra i due governi per il contrasto alla criminalità, la presenza dell'Aise e le indagini dello Sco, ci sia bisogno di una richiesta ufficiale da parte delle procura.


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