venerdì 27 gennaio 2017

ترهونة تناديك

Manenti sta diventando uno specialista nel trattare con parti con cui in un mondo migliore non dovremmo trattare. il foglio 6 gennaio 2017

Non è che ci voglia tanto.
Basta sapere a cosa mira la controparte e cosa si rischia a fare troppe concessioni.
Fatto è però, che un mondo migliore non esiste.
Bisogna accontentarsi del migliore dei mondi a disposizione.

Poi bisogna vedere da parte di chi, il direttore va a trattare.
Se sono quei Paesi europei che conosciamo giusto di nome per averli imparati a memoria alle medie, viene da concludere che si tratta di questioni legate esclusivamente alla sicurezza.
Che è già un problema, perchè se ha tanto potere un uomo che normalmente ordina di sparare sul suo popolo e l'altro giorno se la rideva in attesa che Al Jafaari facesse il suo show, è perchè il Manenti di turno va a trattare su certe questioni.
In un momento storico in cui l'intelligence ha il ruolo di orientare le decisioni dei governi, questo genere di trattative condotte dall'amico del generalone libico della Virginia, lascia un pò a desiderare.
Qualche biografia di quelle che di solito vengono redatte in rete in maniera interessata, recita che il generale Manenti fu tra quelli che non era d'accordo sull'operazione Abu Omar. Sarebbe interessante sapere se, adesso che Trump ha ribadito l'efficacia del water boarding, il direttore si porrà il problema etico e anche giuridico della collaborazione con la Cia. Proprio lui che dicono essere grande amico degli americani (ma c'è poi qualcuno su questa terra che non è amico suo e che intende una spia per amicizia?).  O se magari dirà come tanti, che è difficile stabilire quale pacchetto di informazioni sia stato messo assieme grazie a torture.
And last but not least, gli sarà mai capitato di essere torturato nel corso di qualche missione quando era sconosciuto a noi poveri mortali ?

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