venerdì 23 dicembre 2016

The purloined jihadist

Aspettarsi che Anis tornasse in Italia è il minimo che una agenzia di intelligence possa pensare come prima ipotesi. O che almeno possa far credere ai giornalisti amici .
Allan Poe insegna che cose e persone si trovano spesso dove meno ce le aspettiamo. E ancor più spesso guardiamo senza vedere, come ama ripetere il prefetto Gabriell.

A proposito dell'eccessiva spettacolarizzazione dell'evento che in fondo, se si è verificato così come ce l'hanno raccontato, è stato praticamente una botta di cuBo, era un percorso obbligato per sfruttare al massimo a livello mediatico la vicenda. Nell'era di Internet la sicurezza a quello serve.
Un lancio perfetto per il nuovo governo e il nuovo ministro sia rispetto alle opposizioni che sulla scena internazionale e un pò di morale che servirà in vista di tempi peggiori. Quando arriverà il pericolo vero.
Doveva passare il messaggio che si trattava di un controllo di routine ma sempre nell'ambito di una strategia mirata.
Personalmente non credo che i due agenti possano essere vittime di ritorsioni.
La vita per i musulmani da noi è già un inferno.
Un gesto del genere darebbe luogo ad una guerra che non torna utile a un potenziale terrorista ma nemmeno all'immigrato spacciatore. Bene ha fatto comunque la polizia di stato a prendere precauzioni per Scatà e Movio. A rigor di logica però, è più probabile che Daesh ricostruisca la vicenda a dovere per stimolare gesti di emulazione un pò in tutta Europa. Caccia alla divisa.

La polizia di stato non riesce ad uscire dalla sindrome Alfano.
La foto sbandierata del foro nella giacca non si può vedere.
Manco Masciopinto avrebbe fatto una cosa del genere.

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