lunedì 10 ottobre 2016

La mossa vincente del Conquistatore

Quando Abu Bakr al Baghdadi, spaventato da Haji Bakr e al Adnani che gli prospettavano un al Nusra in crescita in maniera troppo indipendente, a sorpresa dopo mesi di dispute e minacce, annunciò la fine del gruppo siriano da lui stesso predisposto, ad Abu Muhammad al Julani crollò il mondo addosso. Centinaia di foreign fighters lo abbandonarono per unirsi a ISIL e altrettanti da fazioni alleate lo avversarono. Dalla sua, oltre al supporto di al Zawahiri che non era granchè vista la frammentazione della costola qaedista siriana, il giovane comandante aveva un nucleo di fedelissimi esperto in reclutamento, e le amministrazioni delle province messe a punto in quei mesi. Da lì ricominciò ed imparò che le divisioni non aiutano a conquistare la gente e il governo di un Paese. Al Baghdadi invece, succube delle pressioni dei suoi, continuò sulla via delle mosse avventate e del sistema del terrore, che in Siria poco gli ha fruttato.
Memore di questa ed altre traversie, al Joulani ha lottato con determinazione in questi giorni per risolvere la disputa tra Ahrar al Sham e Jund al Aqsa. Si tratta di una mossa che oltre alla disfatta, gli potrebbe costare la vita visto che non gli ha fatto guadagnare molte simpatie.
Dopo quasi ventiquattro ore di tentennamenti e lotte accanite, anche Ahrar al Sham ha accettato di sottomettersi all’arbitrato di JFS.
Jund al Aqsa non piace a nessuno per le tendenze estreme, e di certo la Turchia sarà stata felice di essersene liberata, però l’accordo li costringe a mettere da parte le simpatie per Daesh di cui spesso sono stati accusati.  Una volta accettata la giurisdizione di al Joulani, non possono più rifiutarsi di combattere contro gli uomini di al Baghdadi. E soprattutto dovranno attenersi alla Sharia imposta da JFS che non è quella spietata dei Khawarij. Ci vorrà tempo ovviamente perché sul terreno le condizioni vengano rispettate da tutti, ma è comunque un inizio per procedere compatti contro Assad.
Ahrar al Sham, compagine che combatte anche al fianco di FSA e turchi, prima o poi dovrà abbandonare l’alleato americano. Punto questo, di fondamentale importanza per al Joulani. Se gli americani,  incapaci di addivenire ad una soluzione che metta in riga Siria e Russia, continuano a prendere di mira quelli che sono i reali oppositori di Assad, presto non avranno più a disposizione le compagini di ribelli sulle quali potevano contare con molta facilità.
Un ruolo importante nella pacificazione ha avuto Sheikh al Mhaisni che ormai ha offuscato la stella di vecchi mediatori di stato come Sheikh al Maqdisi. Con l’opposizione siriana che preme per inglobare la compagine di Jabhat Fath e gli arabi che non rinunciano alla cacciata di Assad, gli Stati Uniti dovranno per forza di cose cambiare registro.

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