mercoledì 19 ottobre 2016

I misteri di Mostafa

Abu Sulayman al Muhajir, vero nome Mostafa Mahamed Farag, è stato accostato da media australiani ed investigatori, ad Anwar al Awlaki. E in effetti possiede lo stesso carisma e capacità comunicativa che caratterizzavano lo yemenita naturalizzato americano. L’aspetto interessante della sua storia, è che era tenuto d’occhio dall’Asio sin dalla fine degli anni novanta quando, molto giovane (è nato nel 1984 ed è arrivato assieme alla famiglia dall’Egitto), arringava le folle di giovani australiani chiamandoli alla jihad. Nel 2003 sfuggì ad una vasta operazione anti-terrorismo nell’ambito della quale era stato anche sentito dagli inquirenti che non ricavarono evidenze tali da formulare un'accusa contro di lui. Addirittura andò in tribunale a dare sostegno agli incriminati.

Poi improvvisamente, un po’ come accadde per Anas el Abboubi che era grande estimatore di Emir Kattab come lui, riuscì a partire per la Siria nel 2013 come se niente fosse. Nessuno se ne accorse né lo fermò. Per l’intelligence e la polizia, secondo la legge non c’erano contestazioni da muovergli.
In Siria si unì ad al Nusra come rappresentante di al Qaeda. Faceva parte del ristretto gruppo di notabili (al Maqdisi, al Suri) che tentò una mediazione tra al Baghdadi e al Joulani. Commentatori ed esperti, conclusero che evidentemente faceva parte delle elite qaediste sin da quando era in Australia. Polizia ed intelligence vennero accusati di essersi persi qualche pezzo per strada. Magari un circuito qaedista locale che però non risulta esistere, nonostante la scena australiana sia molto complessa ed insidiosa. Trattandosi di un giovane intraprendente che non si accontenta di fare il soldato semplice, è più logico ipotizzare che abbia stabilito contatti telematici nel corso degli anni e una volta approdato in Siria si sia dato molto da fare. Tanto più che ogni tanto viaggiava.  Thomas Jocelyn, sempre da prendere con le pinze visti i suoi sponsor neocon, riferì di studi islamici in Oman.
Al Zawahiri non eccelle molto in quanto a leadership e capacità organizzative, ma ha fiuto per i giovani talenti.
Su Mostafa erano puntati i fari dei media occidentali. Sempre disponibile a farsi intervistare in qualità di direttore dell’ufficio relazioni esterne, aveva cambiato il modo di interloquire con i corrispondenti stranieri. Anche se solitamente i rappresentanti dei gruppi fondamentalisti sono praticamente inseguiti dalla stampa internazionale e possono accampare diverse richieste, Abu Sulayman era andato oltre ogni aspettativa. Le interviste rilasciate a testate del calibro di Sky e CNN sono praticamente state fatte da giornalisti in ginocchio. La sua abilità comunicativa veniva esaltata e la faccia pulita di al Nusra prima e Jabhat Fath poi, riusciva a raggiungere il pubblico occidentale in maniera ottimale. Scomparso da Twitter in Settembre, è riapparso dopo qualche settimana annunciando di aver passato il testimone ad Hussam al Shafi. E un paio di giorni fa ha pubblicato un comunicato ufficiale in cui dava notizia dell’abbandono di Jabhat Fath. Nessuno ha notato che anche il portavoce-reclutatore olandese pare essere sparito. Quindi potrebbe trattarsi di una delle consuete diatribe interne che vede messo in discussione il numero crescente di foreign fighters . In molti pensano che Mahammed sia morto, ma non ne viene data notizia per non accendere i riflettori su un evento che indebolisce Jabhat sul fronte della comunicazione.
La cosa strana del comunicato è che la data hijiri è falsata di parecchi giorni. E anche la sottolineatura finale sul fatto che non è stato il distacco da al Qaeda a provocare la frattura, cosa abbastanza credibile visto che lui per primo ne aveva esaltato l’importanza, pare sospetta. Potrebbe trattarsi di una morte causata da faide interne, come ce ne sono a bizzeffe in questi giorni a dispetto delle continue adesioni, e non conviene renderla nota perché non deporrebbe a favore di al Joulani e della linea tenuta finora. Difficile pensare che, come ha scritto, si limiti ad occuparsi di donne e bambini in Siria. Potrebbe essere tornato all’ovile. Il divorzio tra al Qaeda e Nusra non impedisce ad al Zawahiri di organizzarsi meglio, pur avendo dichiarato che se Jabhat Fath istituirà un emirato lui darà l’adesione, e potrebbe puntare sul giovane australiano. Di certo la faccenda complicherebbe le cose sul terreno.

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