mercoledì 10 agosto 2016

La patata bollente iraniana


«Da parte nostra - spiega Andrea Atanasio, dirigente della questura di Lecco - abbiamo dato corso a un mandato di cattura internazionale: una volta verificato con l’Interpol che si trattava del ricercato, abbiamo provveduto a segnalare l’avvenuto arresto al magistrato di turno, oltre ad inviare gli atti alla Corte d’appello di Milano competente in materia». Da parte sua la questura ha pure confermato la presenza del documento inglese, che darebbe al soggetto lo status di rifugiato. «Non sta a noi giudicare cosa questo possa comportare. Nel caso sarà l’avvocato del soggetto arrestato a presentare all’autorità giudiziaria il documento per far valere le proprie ragioni». Affari che competono alla magistratura chiamata a far luce sul giallo dell’iraniano che per il suo paese risulterebbe essere un pericoloso corruttore. il giorno

Dinamica che ricorda molto da vicino il caso di Anas el Abboubi che, dopo essere stato messo in libertà nell’estate del 2013 perché il tribunale non lo riteneva pericoloso, ebbe tutto il tempo di tentare un viaggetto in Albania il 6 Settembre (circostanza questa, di cui siamo venuti a conoscenza l’anno scorso a margine dell’operazione Balkan connection) salvo poi essere respinto e rimpatriato il giorno successivo. Non contento, smarrì il passaporto mentre era in giro in quel di Brescia. La polizia ferroviaria lo recuperò e glielo restituì circa una settimana dopo. Giusto in tempo per permettere al giovane di volare in direzione Turchia. Gli inquirenti in coro esclamarono : il tribunale del riesame non lo ha ritenuto pericoloso al punto da doverlo trattenere. E in effetti non c’era tutta questa pericolosità. Furono più che altro i giornali a creare un caso sulla scia dell'inchiesta su Jarmoune e in tempi in cui non c’era molta preoccupazione sul versante del terrorismo di matrice fondamentalista. Però più che sul tribunale del riesame bisognerebbe puntare l’attenzione su qualche occhio mezzo chiuso.

Al dirigente della Questura di Lecco verrebbe da obiettare che pare strano che l’arresto sia avvenuto quando il soggetto in questione si trovava già all’interno del territorio italiano. E che gli ordini di arresto dell’Interpol sono molto arbitrari e politici. Vanno e vengono a seconda delle esigenze, come accadde a Panama per Seldon Lady. Però c’è poco da prendersela con il buon Atanasio, che mi pare sia capo di gabinetto e quindi avrebbe dovuto allertare Roma prima di procedere. Questa vicenda mostra tutta l’anomalia italiana nel mettere a capo dei servizi segreti un ottimo investigatore che è stato in polizia per quarant’anni ma sulle cui capacità a livello di intelligence e di diplomazia poco sappiamo.

Ora non rimane che sperare che Khosravi esca dall'Italia nella stessa maniera in cui è entrato, magari in un periodo di libertà provvisoria o di detenzione con il braccialetto elettronico, per poi offrire una contropartita adeguata per tenere buono l’Iran. All’Eni qualcosa sapranno inventarsi. Rimane il dubbio su che cosa combinino effettivamente i nostri servizi quando non passa mese senza che qualche iraniano scomodo venga beccato a spasso allegramente per l’Italia.

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