martedì 16 agosto 2016

Comizi agostani

«la consapevolezza che siamo già in guerra. I jihadisti ci hanno dichiarato una guerra santa: l’intero occidente è sotto assedio, con buona pace del Papa che insiste nel negarlo. E ci sono tutti i presupposti per possibili attentati anche in Italia».

«Papa Francesco sostiene che non siamo in guerra e che dietro i soldati del Califfo si nascondano semplici mercanti d’armi o persone con soli problemi di emarginazione sociale. Sono decisamente contrario e inorridisco quando una parte dell’opinione pubblica si scandalizza perché il governo mette a disposizione la base di Sigonella o invia in Libia i corpi speciali dell’esercito e delle forze dell’ordine. Basta con la cultura dello struzzo: occorre una presa di coscienza collettiva sul fatto che siamo in guerra e che cellule silenti della jihad possono compiere attacchi anche sul nostro territorio. A complicare il quadro, poi, ci sono i cosiddetti lupi solitari».lastampa

Se il procuratore Spataro avesse rilasciato una intervista di tenore simile, sarebbero venuti giù i muri.
A Ferragosto però, è concesso un pò di tutto.

L'attuale ondata terroristica che fa capo a Daesh, si nutre di un filone classico che affonda le proprie radici nel wahabismo modulato sul pensiero di Ibn Tahimiya, e di un agglomerato di tesi politiche racchiuse nell'ideologia di fratelli musulmani e baathisti.
Si tratta di un ritorno ai tempi del profeta che secondo i terroristi vedrebbe cancellati sciiti, ebrei e soprattutto i musulmani moderati, tra i primi miscredenti contro cui puntare il dito, e abbattuti i regimi occidentali che appoggiano quelli arabi, colpevoli secondo loro di aver tradito non solo l'Islam, ma anche il nazionalismo. Una retorica alla quale non si sottrae nemmeno al Qaeda, ma con delle sottili differenze apportate dalla pratica della jihad difensiva e dalla classificazione di civili e sciiti.
In questo senso non è ancora guerra di religione perchè si fa leva soprattutto sul settarismo e sull'odio contro i governi dei Paesi in cui vivono i potenziali terroristi che alla fine sono vittime della strategia mediatica di Daesh.
Se poi consideriamo i casi (presunti visto che non c'è stata molta chiarezza sulla veridicità degli episodi) del giovane marocchino o delle ragazze che si sarebbero accaniti in chiesa contro delle statue, allora non si può ignorare la componente patologica del fenomeno.
E' un fatto che  le prede più facili per i terroristi, sono ragazzi giovani con problemi mentali o apparentemente integrati . Basta ascoltarsi i racconti dei genitori dei ragazzi ingannati da Bilal Bosnic o considerare anche il clima in cui si vive al nord.
Se una volta il disprezzo era rivolto solo verso i meridionali, adesso è prevalentemente contro immigrati e musulmani. La reazione del lupo solitario o della microcellula si nutre di quell'odio di cui è vittima.
E sempre a voler stare ai fatti, purtroppo non supportati dal parere dei nostri servizi segreti che non si pronunciano mai pubblicamente su questioni importanti, ma tenendo conto di quelli di altri Paesi, il burqa dal punto di vista della sicurezza non costituisce un grosso limite. Lo diventa molto di più se si nega il diritto ad indossarlo perchè incide su quel risentimento che genera l'odio che a sua volta induce a comportamenti devianti.
Per quanto riguarda la questione dei terroristi tra i migranti, anche a non voler tenere conto del fatto che i membri del Copasir strumentalizzano in chiave politica il proprio ruolo e quindi al di là della poca conoscenza dei fenomeni di cui parlano, le loro parole vanno valutate con attenzione, il fatto incontrovertibile è che fino ad oggi si è verificato un solo caso di terrorista di ritorno via mare da una zona di guerra, che è Mehdi Ben Nasr. Tutto il resto è materia di speculazione.
Mi pare che lo scopo dell'intervista fosse più che altro quello di dare respiro magari a qualche velleità politica. Quindi il procuratore è libero di esprimere il suo pensiero sulla questione libica. Va ricordato però, che bombardare a fronte di una situazione politica molto precaria, è lavoro sprecato. Almeno rispetto alle nostre esigenze che sono diverse da quelle americane.

Questa ondata terroristica è molto sfaccettata ed insidiosa.
E' necessario che investigatori, magistrati e giudici se la studino con attenzione e soprattutto che studino l'Islam e le realtà in cui esso viene praticato, come auspicava il procuratore aggiunto di Napoli. Se si vogliono esprimere pareri sulle vicende attuali bisogna anche avere conoscenze in materia di geopolitica e di guerra.
Bisogna essere però anche indipendenti e mettere da parte ideologie e velleità.
E soprattutto lasciamo fuori da tutto ciò il Papa che ha il delicato compito, assieme ai leader delle altre religioni, di scongiurare una guerra di religione. Quindi merita rispetto.

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