martedì 26 luglio 2016

La mossa a sorpresa del dottore

In realtà non tanto a sorpresa.
Chi segue un po’ tutti i movimenti jihadisti sparsi per il globo, ha notato che da tempo al Qaeda non solo cerca di riorganizzarsi ma lo fa in maniera molto mirata. La minaccia contro gli Stati Uniti lanciata qualche settimana fa a proposito dell’eventuale messa a morte dell’attentatore di Boston, e ribadita attraverso i riferimenti a Lo Porto e Weinstein, è opera sapiente di ricostruzione tra passato e presente.

Dzokar Tsarnaev non è propriamente un simbolo qaedista.
Non tanto quanto poteva esserlo la dottoressa Afia Siddiqui la cui famiglia, dopo che sia Daesh che al Qaeda tentarono di acquisirne il brand, prese le distanze dai loro proclami violenti a favore della liberazione. Di origini cecene, dopo aver passato un periodo in Kirgystan, Tsarnaev si trasferì in America assieme alla famiglia. L’unico punto di contatto con l’ideologia qaedista, è la rivendicazione del diritto a protestare contro le guerre occidentali in medio-oriente, che fece dopo la cattura.
Per il resto può diventare il simbolo delle ingiustizie perpetrate dall’America e la sua figura non è assimilabile a quella dei bamboccioni di Daesh. Gente con poco cervello che risponde alla chiamata brandendo coltelli e asce o gettandosi tra la folla con un camion.
Al Zawahiri ha voluto tracciare una linea ideologica di continuità tra il Bin Laden eroe delle masse e la gioventù che deve portare avanti quella lotta, non nel suo nome come ha specificato Hamza nell’ultimo messaggio, ma nel nome di Allah, che viene a difesa dei musulmani oppressi.
Un piano strategico insidioso che riporta verso attentati in grande stile e gruppi organizzati sparsi sul territorio e in rete .

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