venerdì 2 ottobre 2015

Musica maestro

Il questore di Vicenza Gaetano Giampietro ha specificato che “l’azione è di carattere preventivo, non per motivi terroristici, ma per anticipare eventuali possibilità di problemi e rassicurare i cittadini. L’azione di carattere politico religioso che andava a influenzare, infatti, l’educazione di ragazzi limitandone l’attività scolastica. “Le indagini della Digos ha dichiarato Nevio Di Vicenzo, vicequestore aggiunto- sono durate sei mesi. Dopo aver confermato la veridicità dell’episodio riportato dall’insegnante sono iniziate le indagini sull’attività di Mezerreg. Si sono ricostruiti i suoi rapporti con altri soggetti ritenuti particolarmente radicali”. I bambini in questione, con atteggiamento provocatorio, avrebbero anche minacciato gli altri alunni dicendo che da grandi si sarebbero fatti esplodere o avrebbero usato armi contro di loro.twiweb

La notizia sui giornali di ieri è stata data in maniera che si pensasse che l'imam algerino è stato espulso perchè obbligava i bambini a non ascoltare musica.
Questa impostazione da un lato getta ulteriore discredito sull'Islam e sui musulmani.
Dall'altro genera paura e diffidenza nei confronti delle istituzioni all'interno della comunità islamica che ricordiamo comprende anche cittadini italiani.

La proibizione dell'ascolto della musica è uno dei dettami della religione islamica.
A seconda della interpretazione giurisprudenziale seguita, questa norma può essere presa alla lettera e quindi il fedele evita di ascoltare musica oppure in maniera più rilassata ovvero solo nella misura in cui un brano musicale lo distolga dai suoi doveri di musulmano.
La logica della regola sta appunto nel fatto che spesso i testi delle canzoni sono volgari e il frastuono può interferire o distogliere dalle normali attività che un musulmano svolge nel corso della giornata. La preghiera, la lettura del Corano, le invocazioni rivolte a Dio e lo studio della storia islamica o dell'esegesi dei testi.
Al musulmano sono permessi dei canti chiamati nasheed che si avvalgono dell'uso di strumentazione acustica e si basano su testi che richiamano tematiche religiose.
Il Corano è stato rivelato circa 1400 anni fa. La sua interpretazione e quella dei detti del profeta è ormai decodificata e non cambia. Gli insegnamenti che se ne traggono non sono stati delineati in funzione anti-occidentale. Semmai il profeta ci ha sempre esortati a non vergognarci della nostra identità religiosa e a farne un vanto ma mai in termini di contrapposizione o di odio.
E' su questo concetto che purtroppo giocano i fondamentalisti specie quelli che vivono in Paesi non musulmani.Trasformano l'orgoglio islamico in contrapposizione noi/voi. Islam contro occidente.
E poichè la musica è ritenuta per molti versi una componente importante del sistema di vita occidentale, certi cattivi maestri trasmettono la norma della proibizione come rifiuto della cultura occidentale.
L'adesione rigorosa alle norme che la religione islamica invita a rispettare non va confusa con la radicalizzazione.
E' senz'altro vero che spesso un improvviso cambio nel modo in cui gli adolescenti interpretano il loro ruolo di musulmani della società può costituire un preludio alla radicalizzazione ma questo non è di certo un passaggio obbligato. E' consigliabile per gli insegnanti e i genitori qualora ravvisino qualche cambiamento repentino e strano (crescita della barba, rifiuto di ascoltare musica o guardare la tivvù, critica eccessiva nei confronti della società occidentale o delle politiche estere dei governi occidentali) iniziare un confronto aperto con gli adolescenti e cercare di capire se i loro comportamenti costituiscono veramente un campanello d'allarme.
Quello che ha evidentemente sconvolto gli insegnanti dei ragazzi maghrebini è stata la loro reazione atipica e in massa per manifestare il rifiuto dell'insegnamento musicale.
Di solito questioni come quella della musica, del digiuno nel ramadan o anche dell'esclusione della carne di maiale dal menù scolastico vengono discusse con i genitori per trovare una soluzione che permetta ai musulmani di vivere la propria tradizione religiosa senza sconvolgere il ritmo della comunità alla quale appartengono.
Il gesto improvviso e reiterato del tapparsi le orecchie non ha permesso di avviare un percorso improntato al dialogo e quindi è partita la segnalazione all'autorità competente.

Da un punto di vista strettamente investigativo c'è da annotare che ormai l'antiterrorismo sembra essere orientato a incanalare il maggior numero di casi possibile sulla via dell'espulsione.
Ciò permette di "liberarsi" di soggetti per cui in tempi non di terrorismo non ve ne sarebbero gli estremi. Si tratta di una soluzione pratica che colpisce persone che non contribuiscono più di tanto allo sviluppo della società italiana e che comunque almeno sulla carta costituiscono dei pericoli potenziali.
Abbiamo visto come alla fine, nonostante il decreto antiterrorismo offra una vasta piattaforma di intervento, spesso il tribunale del riesame modifichi i capi di accusa e le ordinanze di custodia cautelare rendendo vano il lavoro di investigatori e magistrati.
D'altra parte non si può mettere in prigione gente che in una certa misura esercita il proprio diritto alla libertà d'espressione. Siamo in fondo il Paese in cui Erri De Luca pur essendo sotto processo per aver parlato di disobbedienza civile viene intervistato sul sito della sicurezza nazionale.
Molto probabilmente vengono portate a termine le inchieste considerate più solide che possono costituire una vetrina importante per le procure anti-terrorismo e danno visibilità una tantum al ministro dell'interno.
Alla luce di quello che ha dichiarato di recente il direttore del Dis, che cioè vi è un continuo scambio di informazioni tra gli organi investigativi, viene da chiedersi se sia effettivamente così oppure non si continui come nel passato quando i responsabili di sismi e sisde sulle informative scrivevano di non sapere se la polizia giudiziaria fosse in possesso delle notizie che loro acquisivano attraverso i propri informatori distribuiti tra moschee e centri culturali.
Alla fine l'attività di indagine svolta a margine di queste espulsioni serve a fornire indicazioni importanti all'intelligence più che alla polizia giudiziaria.
Speriamo che lo scambio a oggi sia effettivo.

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