mercoledì 21 ottobre 2015

Angeli&Bufale

Per esempio la Procura non è soddisfatta delle risposte fornite dall’ex capo della Mobile in merito a Daniele Conte, agente dell’Aisi (ex Sisde) e fino a qualche tempo fa in servizio alla Squadra Mobile di Napoli. Lo stesso che ripulì le auto di Marco Iorio dalle microspie ma con il quale Pisani ha affermato di aver perso da tempo i contatti: «Non ho rapporti di frequentazione. Daniele Conte era un ragazzo che stava nel mio ufficio, lui fu uno dei primi ragazzi quando noi creammo questa unità tecnico scientifica per l’installazione delle microspie. E’ stato trasferito al Sisde, penso, tre anni fa, e con lui ho un rapporto di massimo distacco. L’ultima volta che l’ho sentito dopo tanto tempo è stato il giorno dopo la notifica della misura cautelare». Dalle intercettazioni telefoniche sul cellulare di Conte si evince invece che cinque giorni prima che a Pisani venisse notificata la misura cautelare del divieto di dimora a Napoli, cioè lo scorso 25 giugno, il superpoliziotto era stato chiamato da Conte e lo aveva incontrato nel suo ufficio.
notte criminale luglio 2011


Vedo che molti capitano da queste parti alla ricerca immagino di notizie su Daniele Conte sul quale molto si scrisse perchè c'era un'atmosfera di mistero attorno al suo passaggio dalla squadra mobile ai servizi e alla conoscenza con uno dei ristoratori imputati nel processo.
All'epoca non mi occupavo molto di servizi ma riuscii comunque ad inquadrare quello che era accaduto. Qualcuno, presumibilmente uno di quelli che ha qualche conto in sospeso con Pisani e ce ne sono tanti soprattutto tra i poliziotti, iniziò a spargere veleni su Conte lasciando commenti anonimi in rete a margine di articoli che si occupavano dell'inchiesta e del dibattimento in modo da far pensare che ci fosse una connessione tra il suo improvviso passaggio all'Aisi addirittura a Palazzo Chigi e la presunta connivenza tra Pisani e la camorra.
In più certa stampa casertana lanciò la storia di una presunta appartenenza di Pisani ai servizi collegandola al ruolo di commissario per i rifiuti svolto a suo tempo dal prefetto De Gennaro.
Insomma si cercò di creare anche nel bel mezzo del processo uno scenario carico di sospetti che vedeva Pisani mediatore dei servizi con la camorra oppure doppiogiochista quindi colluso o tra i cosiddetti servizi deviati. Un pò quello che è accaduto la scorsa estate all'indomani della chiusura dell'inchiesta Medea con la storia della chiavetta scomparsa . I servizi a braccetto con la criminalità sono un classico del genere. Il superpoliziotto corrotto faceva da ciliegina sulla torta.
Conte lo abbiamo ascoltato in aula e il suo profilo corrisponde alla media dei poliziotti che hanno fatto il grande salto dalle volanti alle stanze di Bond. Giovanotto allegro e loquace, sposato due volte, sveglio e capace di districarsi bene tra cimici e microfoni. Probabilmente anche lui come la quasi totalità degli appartenenti ai servizi ci è arrivato grazie ad una segnalazione o raccomandazione che dir si voglia. D'altra parte nemmeno Minniti ha paura di ammetterlo. Ancora oggi i buoni contatti sembrano essere l'unico modo per entrare nel mondo degli angeli dei segreti. Poi se uno è anche bravo tanto di guadagnato. Magari è stato proprio il grande G ad occuparsi della sua pratica. Lui è di casa a palazzo chigi.
Conte all'epoca della mobile era evidentemente solito come tanti altri farsi i suoi lavoretti per amici e parenti. Questa tra le tante stranezze aumentò i sospetti da parte degli inquirenti su Pisani. Chi controllava cimici nelle macchine degli amici e chi andava a servire ai tavoli nei ristoranti. Napoli non è New York e bazzicare gente sospetta è all'ordine del giorno anche per i poliziotti.
Sembrava strano che il capo della mobile non conoscesse le abitudini o frequentazioni potenzialmente pericolose dei suoi uomini. Probabilmente sapeva ma visto che non c'era nulla di effettivamente rilevante che avrebbe dovuto fare ?
Purtroppo messi tutti assieme questi fatti e strani personaggi contribuirono a creare quel gran calderone che divenne l'inchiesta Megaride.
Quello che mai si seppe, ma si fa sempre in tempo, è chi ha organizzato veramente la campagna stampa che vide impegnato il fior fiore dei giornalisti locali. Quelli cioè che si danno le arie da leoni anti-mafia ed esperti di criminalità organizzata. I nodi prima o poi vengono tutti al pettine. Ognuno deve pagare per le proprie colpe.

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