sabato 25 luglio 2015

I jihadisti della playstation e la guerriglia urbana (quegli occhialetti che non vanno)

Bisogna giocare un gioco famoso di Playstation.
Lo stato islamico ha detto di vedere dove giocano a airsoft, quella cosa lì.
Però softair è un gioco, come ti fai ad allenare a come si combatte nel villaggio, in quelli che usano lo Stato islamico
Adesso la guerra sarà più urbana, non come prima.
Bisogna giocare con quello che si chiama Medal of honor, un gioco famoso di playstation che bisogna vedere.
Loro dicono che bisogna allenarsi in palestra, salire le scale, scendere, perché in futuro bisognerà avere fisico. Come il gioco Assassin’s creed.
Ammazzare dentro, anche su strada, anche fuori anche dentro, basta ammazzare. 
La morte è di Allah, è tutto di Allah.
La guerra sarà urbana, come il gioco della Playstation
Frequentare locali occidentali e, per dimostrare di essere perfettamente integrati o addirittura deradicalizzati, fare uso di sostanze alcoliche ... mettendo all'interno di bottiglie di birra semplice acqua

Dalla conferenza stampa dell'operazione bay'ah abbiamo saputo come i due presunti terroristi abbiano avuto come riferimento costante una pubblicazione spuntata in rete qualche mese fa che descriveva nel dettaglio tutti i passi da percorrere per auto-addestrarsi a compiere atti destabilizzanti sul proprio territorio oppure a preparare sia materialmente che psicologicamente la partenza verso il territorio siro-iracheno.
Nei primi giorni del mese di luglio è comparsa in rete un'altra guida molto interessante e utile in funzione predittiva per scenari futuri che potrebbero presentarsi su suolo occidentale e in particolare nel nord-Italia.

Oltre ai soliti capitoli introduttivi che hanno come obiettivo principale quello di sottolineare come il musulmano che vive in terra d'occidente sia visto come una entità nemica e quindi egli abbia come unica ancora di salvezza quella di reagire a questa forma di intolleranza opponendo una risposta di tipo militare-terroristico, viene introdotta un pensiero nuovo e alquanto atipico rispetto al rigore qaedista al quale eravamo abituati. Pensiero che però richiama in parte un atteggiamento già riscontrato nei comportamenti di Mohammed Atta, attentatore del 9 11, il quale nel corso della fase preparatoria degli attacchi alle torri gemelle conduceva una vita poco ortodossa per un musulmano in quanto non disdegnava la frequentazione di bar e l'assunzione di alcoolici nonchè compagnie femminili. Tutte pratiche molto distanti da quello che prevede il modello di comportamento islamico.
L'ondata fondamentalista inaugurata da Daesh poggia molto su attività criminali poco attinenti alla sharia e tende a giustificarle con la realizzazione dell'obiettivo ultimo ovvero la stabilizzazione dello stato islamico e la creazione di stati satelliti ad esso fedeli.
Dalle parole di Briki e Waqas si intuisce come il messaggio sia stato perfettamente recepito.
Pur di mimetizzarsi e nascondere le proprie intenzioni erano disposti ad entrare in uno di quei locali dai quali un musulmano deve stare lontano e facendo anche finta di bere alcoolici.

Nello stesso modo l'autore della recente pubblicazione sulla formazione delle gang islamiche invita in fase sperimentale all'inserimento in bande pre-esistenti che non si propongono quindi obiettivi di carattere religioso ma possono offrire un vasto campo di esperienza e conoscenze per tutto ciò che riguarda la guerriglia urbana. Successivamente è prevista la creazione di veri e propri gruppi organizzati a carattere totalmente islamico.
E' interessante notare come i due ragazzi arrestati pur non disponendo, almeno da quanto accertato finora dagli investigatori, di un network organizzato, ne parlavano comunque e avrebbero potuto realizzarlo visto che dalle intercettazioni sembra acclarata l'attività di proselitismo e il tentativo di reclutamento.
Se non fossero riusciti a realizzare qualche attentato o la partenza per la Siria, l'idea di infiltrare le bande giovanili locali dominate dalle seconde generazioni di cui la lombardia è molto ricca, avrebbe potuto allettarli.
Anche in questo caso il manuale del perfetto jihadista non disdegna legami con non musulmani e profitti illeciti purchè ciò gli permetta di arrivare all'obiettivo prefissato.

Ieri quando ho preso di mira gli occhiali colorati del dottor Giannini l'ho fatto per un motivo ben preciso che va al di là della semplice goliardata.
Pensavo a quando è andato in Bosnia all'inizio dell'anno presumibilmente anche per tentare di interrogare Bilal Bosnic.
Sbirro, occidentale, elegante, miscredente, fede matrimoniale cristiana e pure con gli occhialetti "poco maschi" difficilmente poteva riuscire nell'impresa di fargli dire qualcosa di significativo.
Bosnic è comunque un osso duro che non fiata più di tanto con nessuno.
Ma questi ragazzini arrestati negli ultimi mesi presentano di sicuro parecchi punti deboli da sfruttare in chiave investigativa. Gli stessi punti ai quali si attaccano i cattivi maestri del web.
Servirebbe un poliziotto di cui si possano se non fidare almeno ritenere un interlocutore legittimo. Torna attuale il discorso fatto anche da Bruno Megale della necessità di addestrare ed arruolare seconde generazioni e musulmani.

Sempre nel documento sulla formazione di bande islamiche si fa riferimento all'impossibilità da parte dei musulmani di potersi fidare della polizia che è in fondo l'esecutore materiale delle leggi dello stato nemico.
Anche nei Paesi islamici e musulmani il poliziotto è visto come un nemico e anzi quando i terroristi compiono attentati contro le caserme in Pakistan ed Afghanistan ne fanno un punto di orgoglio.
Ma per la comunità musulmana in occidente il poliziotto musulmano o quello che ha messo radici da qualche generazione nelle nostre terre rappresenta un riferimento importante.
Una persona che condivide sentimenti e bisogni del musulmano e non sacrificherà mai il proprio credo per "incastrare" un altro musulmano. Quindi qualcuno a cui si può ricorrere non solo per chiedere aiuto ma anche per segnalare attività ed individui sospetti.
E' una questione questa che almeno il prossimo capo della polizia dovrebbe affrontare.

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