lunedì 19 gennaio 2015

Se anche i servizi si svendono alla fiction

Girando in rete tra recensioni, commenti e impressioni varie non sembra essere stato compreso lo spirito di questa fiction che a detta degli stessi autori era quello di aprire una finestra non tanto sul mondo segreto dei servizi quanto su scenari e realtà che poco vengono lambiti dai media italiani e che purtroppo ancor meno fanno parte della nostra cultura attuale.
La figura dell’agente segreto che doveva più che altro farci da Cicerone nel vasto scenario medio orientale o anche indurre ad una riflessione su tematiche sociali scottanti come quelle delle relazioni omosessuali ha drammaticamente fallito nell’obiettivo.
Mission not accomplished.
I telefilm funzionano quando i fenomeni sociali e criminali ai quali si rifanno costituiscono lo sfondo e non il focus della vicenda.
Affinchè ciò avvenga le dinamiche che li compongono devono essere già ben note al pubblico.
Noi italiani siamo ormai edotti su mafia e camorra, terrorismo interno antico e moderno, ma poco sappiamo dell’attualità che emerge dalle cronache recenti.
Anche il Libano o la Somalia sono immagini a tinte fosche, calore di fiamma lontana che all’epoca non risplendeva più di tanto perché non c’era internet .

Le reazioni in generale sono state più che altro di tono divertito o anche annoiato da un prodotto che è risultato essere un feuilleton d’altri tempi o una soap messicana moderna piuttosto che una fiction vera e propria.
Il problema è che nel genere spy non abbiamo una tradizione letteraria tantomeno televisiva e l’attività di intelligence, specie se controversa come la nostra in alcuni periodi della storia italiana, non si adatta tanto facilmente a simili trasposizioni.
Operazioni di marketing televisivo come quelle alle quali si prestano con successo le normali forze dell’ordine rientrano in un piano generale nel quale sono coinvolti altri pezzi delle istituzioni che come polizia e carabinieri da un lato hanno la necessità di rinfrescare la propria immagine e dall’altro realizzano attraverso queste uscite una sorta di appello alla pacificazione e alla collaborazione che poi va a consolidarsi in cineforum, dibattiti e camper.
Non c’è un target specifico per le fiction poliziesche.
Il messaggio va tanto al bambino quanto all’adulto. Allo studente così come al manager.
Il compito è reso più facile oltre che da una vasta letteratura anche dalla funzione “pubblica” della sicurezza.
Non che i servizi di informazione siano un ente privato però sono per definizione e natura segreti o meglio “secretive” come direbbero gli inglesi.
I servizi sono “riservati” come le loro relazioni.
Ecco perché chi si interessa alla sicurezza nazionale nel suo insieme è parte di un gruppo ristretto di persone alla ricerca di qualcosa di più concreto che non un dizionario sul lessico o una serie di documenti declassificati.
Figurarsi una fiction.


Tra le varie recensioni in rete ce n’era una che spintasi al di là del romanzato tornava verso la realtà dell’Aise e delle sue origini imbattendosi nella figura del mitico capitano Manenti.
Il percorso classico dell’internauta parte dalla ricerca spasmodica di foto (Alberto faccene avere qualcuna in più rispetto alle due disponibili tanto ormai conosciamo il tuo angelico sorriso) e arriva alle solite inchieste di Repubblica che ci raccontano del Nigergate e Telekom Serbia.
E’ questo il punto.
Ora io non dico di uscire e spiegarci per filo e per segno perché all’epoca ci fu accanimento su quelle vicende in relazione a presunti ruoli avuti.
Lo sapremo eventualmente tra trent’anni alla prossima declassificazione.
Ma almeno qualcosa in più di una fiction sull’amore tra una spia italiana e la moglie di un faccendiere libanese.
Magari un docufilm, un’intervista ad un operativo (anche anziano va bene), i nomi dei vicedirettori senza dover smanettare fino alla cinquantesima pagina di Google, un videomessaggio del capitano. Trasparenza non significa per forza di cose rivelare segreti inenarrabili, ma almeno aprire uno spiraglio sul mondo che veglia su di noi.

Insomma Albè per farla breve :
noi piccoli fans dei servizi ci sentiamo più di livello rispetto a quelli che guardano il capitano ultimo mentre parla con gli uccelli sul tetto.
Cerca di accontentarci in qualche modo.

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