sabato 17 gennaio 2015

Banditi verniciati da islamisti. Perchè stavolta il nostro riscatto potrebbe aver reso felici gli Americani.

La definizione coniata ad uso e consumo della stampa da un funzionario dell’Aise per caratterizzare Jaysh al Mujahedeen, il gruppo che sarebbe responsabile ultimo del rapimento di Greta e Vanessa, è una semplificazione di carattere investigativo necessaria a far comprendere in che tipo di dinamiche la nostra intelligence si è imbattuta nel corso delle trattative per la liberazione.
La realtà sul campo che ci interessa soprattutto per il ruolo che assieme agli alleati potremmo avere nella risoluzione del conflitto siriano è più complessa.
Per comprendere lo scenario può tornare utile cercare di ricostruirlo intrecciandolo a quanto è accaduto alle due ragazze.

Resoconti giornalistici dell’estate scorsa e l’informativa del governo resa ieri al parlamento dal ministro Gentiloni permettono di affermare che Greta e Vanessa al momento del rapimento si trovavano in un villaggio dell’hinterland di Aleppo a casa del capo di un gruppo chiamato Nour el Din al Zenki al quale le ragazze si erano evidentemente affidate per il supporto logistico della loro permanenza in Siria.
Questo gruppo è stato alleato di Jaysh al Mujahedeen sin dalla sua formazione ovvero dalla fine del Dicembre 2013.
Quando però a Maggio dell’anno successivo quest’ultimo si allineò al fronte islamico in un patto che metteva nero su bianco gli obiettivi politici della guerra contro Assad e le linee interpretative comuni della religione islamica, Nour el Din al Zenki si defilò.
Il motivo di questa frattura è da ricercare nel sostegno dato alla fazione cosiddetta moderata da parte di Qatar e Arabia Saudita.
I Sauditi per evitare conseguenze pericolose hanno posto una sorta di veto alle simpatie che alcuni componenti di questo raggruppamento avrebbero nei confronti della fratellanza musulmana.
Questa mossa non è stata apprezzata da Nour el Din al Zenki che si è tirato fuori dall’alleanza.

Probabilmente l’irruzione nell’abitazione ad Abizmou è avvenuta ad opera di elementi appartenenti a Jaysh al Mujahedeen oppure anche di predoni dediti al mercato delle schiave come raccontato dal giornalista di Al Akhbar.
Successivamente una serie di passaggi di mano come confermato dal ministro, ha complicato la gestione della trattativa.
Dopo qualche settimana Jaysh al Mujahedeen che è in ottimi rapporti con Jabhat al Nusra al punto che un paio di giorni fa hanno sferrato assieme una offensiva che ha permesso di aprire un fronte importante sul versante orientale di Idlib, è probabilmente entrata definitivamente in possesso delle ragazze .
A questo punto è bene fare un passo indietro e definire meglio gli elementi caratteristici di questa formazione.

Si tratta di un gruppo che si rifà ad una ideologia islamista ma non ha ambizioni politiche ben definite.
Ecco perché ad un certo punto della trattativa per il rilascio si è parlato anche del ruolo dell’esercito libero siriano con il quale è a tratti  allineato.
Le sue azioni sul campo di battaglia sono legate principalmente alla salvaguardia del territorio siriano sotto il vessillo di un Islam rigoroso ma non spietato come quello di Isis o anche di al Nusra.
L’alleanza con quest’ultima è dettata più da necessità che da convincimento vero e proprio.
Ciò che non piace di Jabhat al Nusra è il fatto che il loro operato si spinga ben oltre i limiti imposti dall'etichetta islamica.
Spesso e volentieri le loro incursioni vanno al di là del confine siriano contro gli Hezbollah e non hanno comunque una leadership definita.
Sono però un esercito molto più potente dei loro alleati.
Jaysh al Mujahedeen può contare nella migliore delle ipotesi su 15000 elementi e spesso anche meno perché molti combattenti preferiscono aderire proprio al fronte di Nusra che assicura loro un numero maggiore di aree e avamposti sotto controllo.
Quello che è probabilmente accaduto nelle ultime due settimane di Dicembre con grande sorpresa da parte degli uomini della nostra intelligence che avevano già visionato il video, è che qualche altro gruppo dell’alleanza dei moderati ha colto nel rapimento una opportunità per raggranellare una somma ragionevole che permetta loro un distacco completo da Jabhat al Nusra.
Però al momento l’alleanza è comunque operativa .
Si spiegherebbe così la sigla usata su youtube e il fatto che Nusra fino a ieri ha continuato a smentire chiarendo che loro si sono limitati ad un controllo di Greta e Vanessa.

Questo ventaglio di gruppi cosiddetti moderati dovrebbe essere proprio quello al quale gli Stati Uniti come reso noto poche ore fa, si appresterebbero a fornire ulteriore addestramento.
Memore degli errori del passato l’America cercherà di tenersi lontana il più possibile da Jabhat al Nusra e di curare questa fazione che in caso di vittoria dovrebbe garantire stabilità e buone relazioni con l’Occidente. Quindi i soldi pagati per il riscatto in qualsiasi forma essi siano stati consegnati, in fondo costituiscono un impegno reiterato a supporto dei “ribelli buoni”.
Si potrebbe ipotizzare anche che in effetti non sia stata l’Italia a pagare.
E potremmo comunque pretendere da questa alleanza che almeno non ci colpiscano più con i rapimenti.
Stiamo parlando di persone con le quali è difficile trattare come appunto sottolineava il funzionario dell’Aise .
Però dopo decenni di partecipazioni più o meno ufficiali a conflitti internazionali dovremmo essere in grado di mettere in atto strategie migliori e soprattutto di farci rispettare dai nostri interlocutori.




*Foto sicurezza nazionale

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