domenica 21 dicembre 2014

Corsi e ricorsi storici

La strategia dell'allarme che il Sismi battezza nel 2002 non conosce soluzione di continuità fino all'estate 2005. Neppure quando annega nel grottesco. La produzione cartacea del Servizio a beneficio dei ministeri di Interno e Difesa come delle procure della Repubblica individuate come sensibili alla lusinga (Milano e Roma) conosce picchi di parossismo.
Il Paese, attonito, legge di metropolitane che devono saltare a Roma e Milano (2003). Di attentati dal cielo alla basilica di San Pietro (Natale 2003) che si scopriranno farina del sacco di un fantomatico "prete con il riporto". Di "11 settembre italiano" in quel di Beirut (2004), quando la nostra ambasciata dovrebbe saltare per mano di estremisti islamici che la giustizia libanese, dopo averne ucciso uno tra i tormenti delle torture, ha oggi restituito alla libertà con tante scuse.
Di una "scuola di kamikaze" aperta a Milano, che prima chiude per ferie nell'estate delle bombe londinesi (2005) e poi si accerta essere il parto della fantasia di "un disturbato mentale". Chi, a Forte Braschi, non partecipa al gioco è ridotto a fantasma. Lo stile imposto dal direttore autorizza una competizione interna fuori controllo e, spesso, fuori dalle regole. La destra non sa ciò che fa la sinistra. Le due divisioni operative (all'epoca guidate da Marco Mancini e Nicola Calipari) vengono sollecitate a inseguirsi sul terreno dei risultati per guadagnarsi un posto al sole. In un orizzonte che è e resta sempre interno. 
repubblica 21 novembre 2006

L'Italia del resto è un obiettivo concreto, non c'è simulazione nei propositi del califfo di Samarra e a confermarlo è stato nei giorni scorsi Mohamed Yassine Mansouri, capo dei servizi segreti del Marocco. Il funzionario maghrebino ha parlato di cellule pronte a colpire nella metropolitana di Milano, così come nella basilica di Sant'Antonio a Padova e in quella di San Petronio a Bologna. Mansouri è l'uomo forte di re Mohammed VI, un «James Bond» senza physique du role, ma con l'abilità di un consumato 007, almeno secondo le cronache del nord Africa. Si è costruito negli anni l'aura di chi sbriciola cellule alqaediste e sventa attentati con abilità disarmante. Siccome però non esce dalla penna di Ian Fleming, ostenta narcisismo e nei giorni scorsi si è sottoposto al fuoco incrociato della stampa marocchina, raccontando alcune sfumature e qualche segreto (di troppo) del suo lavoro.
il giornale 14 ottobre 2014

 «Credo che qualsiasi persona con un minimo di intelligenza – continua il 42enne che dopo la conversione all’Islam gira con turbante e kaftano – non possa credere a tutte queste fantasie. Non ho mai fatto male a nessuno e qui a Quistello tutti lo sanno. Tra l’altro anche la questura di Mantova ha detto che non sono per nulla attenzionato. Non so di chi è la colpa, ma questa volta gli 007, il ministero o i giornali hanno davvero creato un finto mostro. Soddisfatti?». Per quanto riguarda invece Fabio Esposti, nato a Modena e residente a San Giacomo delle Segnate, convertito all’Islam un paio d’anni fa, al momento risulta disoccupato, dopo una parentesi lavorativa in un’azienda meccanica. Anche lui, come l’amico Massimiliano Rovere, gira in paese indossando abiti musulmani. Nel rapporto dell’intelligence c’è anche lui. «Un altro abbaglio – sottolinea Roveri – anche lui con questa storia non c’entra nulla».
gazzetta di mantova 21 dicembre 2014


Più di dieci anni ed è tutto come prima.
Non è cambiato niente.

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