mercoledì 13 agosto 2014

Obama, le rendition e gli spioni bugiardi (We tortured some folk)

Non è la prima volta che un’inchiesta permette di rilevare le atrocità commesse dalla Cia nel corso degli interrogatori di presunti terroristi appartenenti ad al Qaeda.
Ormai sappiamo parecchio sulle rendition Americane.
Ultimo fatto rilevato grazie ad una sentenza della corte europea è stato ad esempio il ruolo avuto dalla Polonia in questa sorta di circo delle torture posto in essere dal governo Americano.

La novità che potrebbe portare un dossier al quale ha lavorato una commissione d’inchiesta del senato Americano, starebbe nel fatto che si è riusciti ad accertare che le rendition non erano per nulla necessarie.

Non solo non hanno prodotto testimonianze concrete per ottenere evidenze utili nella lotta al terrorismo ma migliori risultati si sarebbero potuti avere con tecniche investigative classiche e legali.
E non è finita qui.
Mentre la commissione era al lavoro si è scoperto che :
-agenti della cia tentavano di distruggere prove audio-video
-cinque di loro hanno hackerato i computer dei membri del senato impegnati nell’inchiesta
-l’agenzia ha tentato di costruire prove a discredito sugli stessi membri della commissione per minarne la credibilità
-il direttore dell’agenzia e quello dell’intelligence nazionale hanno prima negato le intrusioni poi le hanno ammesse e hanno chiesto scusa.
E a oggi Obama se li tiene cari senza punirli né cacciarli.
Roba da fare invidia ai servizi italiani del bel tempo che fu.

A questo punto le seimila e passa pagine del rapporto potrebbero non venire mai declassificate come auspicato inizialmente dalla senatrice Fenstein che è a capo della commissione e che si è sempre battuta affinchè il popolo Americano sappia ma che in queste ultime settimane starebbe avendo un ripensamento.
Potrebbero passare diversi anni perchè venga reso pubblico almeno qualche stralcio dell’inchiesta.
Le implicazioni conseguenti alla portata delle rivelazioni sono molteplici.

Ci potrebbe essere una prima ripercussione sui processi ai detenuti di Guantanamo.
Fino ad oggi la maggior parte degli avvocati difensori forti dei riscontri trovati sulle testimonianze dei propri clienti, non ha mai poggiato su rapporti ed investigazioni simili che fornivano dati oggettivi sul comportamento tenuto dalla Cia.
Questa relazione che a detta di chi l'ha letta contiene elementi sconvolgenti potrebbe fornire loro un mezzo per ottenere degli sconti di pena.
L'impatto inoltre che essa avrebbe sul pubblico Americano sarebbe altrettanto forte.
Una buona parte della campagna elettorale di Obama era basata sulla fine delle torture e delle bugie dette al riguardo dal predecessore Bush.
A questo punto il vero bugiardo sarebbe proprio lui .
Sembra infatti che nessuna testimonianza resa sotto tortura, inclusa quella di Khalid sheikh Muhammad, abbia mai portato a catture significative.
Nemmeno a quella di Bin Laden.

Ma quanto sapeva l'attuale presidente del programma della Cia e della marea di illegalità di cui esso era intriso ?
Dovrebbe esserne stato a conoscenza nei minimi dettagli perchè l'agenzia non può muoversi senza l'autorizzazione del commander in chief che è appunto Obama.
Fino a che punto la Cia è disposta a coprirlo addossandosi la maggior parte delle responsabilità ?
E' da notare che tra quelli a cui non è piaciuta la confessione pubblica di Obama c'è il generale Hayden ex direttore dell'agenzia il quale pur non volendo commentare le prime indiscrezioni uscite sulla relazione, si è detto contrariato dall'uso del termine "tortura", scorretto a suo avviso dal punto di vista legale, fatta dal presidente.
E ha tenuto a chiarire che qualsiasi programma messo in atto dalla cia non è dell'agenzia ma del governo americano.

Per adesso i nomi degli agenti coinvolti e anche dei Paesi stranieri che hanno partecipato alle rendition sono secretati.
Ufficialmente sappiamo della Polonia ma anche di Paesi Arabi come Siria ed Egitto.
Dalla relazione verrebbe fuori che sono coinvolti Romania, Lituania e Tailandia.
Ce ne sarebbero però tanti altri.
Logica vuole che nomi di agenti della cia e di agenti stranieri assieme ai loro Paesi di appartenenza rimangano ignoti per motivi di sicurezza.
Ma il livello dello scontro politico in America è talmente alto che molti parlamentari premono affinchè si sappia tutto.
Quindi anche i nominativi delle nazioni e dei funzionari complici.
Per l'Italia una eventualità del genere potrebbe essere importante perchè verremmo a sapere se il caso Abu Omar è stato un unicum e cosa copra effettivamente quel segreto di stato a cui si sono aggrappati tanto caparbiamente i nostri agenti.

In generale se la questione assumerà risvolti pubblici concreti, la relazione alla quale hanno lavorato per tanti anni la senatrice Fenstein e la sua commissione potrebbe rivoluzionare lo scenario politico americano e mondiale e cambiare di nuovo gli equilibri che regolano il mondo dell'intelligence a livello globale.


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