With the permission of M.A.’s mother, an officer assumed control over M.A.’s
Facebook account and received an image from Anderson. The image originally had
depicted an adult male and adult female engaged in sexual intercourse, but Anderson
digitally superimposed M.A.’s face over the face of the female. Anderson transmitted
the image to M.A.’s account with a caption that said in substance: “This is what we
will do.” During an interview with law enforcement officers, Anderson admitted to
creating the image and sending it to M.A.’s Facebook account. Digitally altered
depictions of this sort are commonly referred to as “morphed images.”
us courts
Jeffrey Anderson colto sul fatto mentre inviava su Facebook alla sorellastra undicenne una foto modificata in cui apparivano due adulti che avevano un rapporto sessuale, dove al posto della faccia della donna c'era l'immagine del volto della stessa bimba, ha provato a difendersi opponendo il diritto alla libertà di espressione, garantito in America dal primo emendamento.
La corte oltre a chiarire che quel diritto deve essere esercitato per esprimere interessi un pò più nobili della distribuzione di materiale pornografico, ha specificato che si trattava di materiale pedopornografico perchè pur non presentando il corpo della bambina ma di una donna adulta, Jefferson lo intendeva come se fosse tale, tant'è che all'ultimo invio aveva aggiunto la frase : questo è quello che faremo assieme.
Quest'altra storia sembra una barzelletta e invece non lo è.
Dopo aver risposto alla chiamata di una madre preoccupata perchè la figlia continuava a ricevere video del corpo nudo dal fidanzatino diciassettenne, la polizia di Manassas in America, si è recata a casa dell'adolescente e lo ha portato al distretto per formulare l'accusa di produzione e distribuzione di materiale pedopornografico che prevede per il caso specifico quattro anni di carcere e l'iscrizione a vita sul registro delle persone colpevoli di reati sessuali.
In quella sede a detta dell'avvocato gli sarebbero stati fotografati anche i genitali.
In seguito la corte avrebbe emesso un mandato affinchè la polizia potesse accertare che si trattava proprio del ragazzo in questione.
Quindi secondo il difensore il detective che dirige l'indagine aveva intenzione di chiedere al ragazzo una foto del pene in erezione.
Se si fosse rifiutato lo avrebbero portato in una struttura ospedaliera per indurre l'effetto tramite iniezione.
Dopo il clamore registrato sulla stampa, il distretto di polizia ha emesso un comunicato nel quale afferma che la polizia e la procura non hanno mai condotto ricerche così approfondite ed invasive in casi del genere.
Solita furbata dell'avvocato o passo indietro degli inquirenti ?

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