giovedì 15 maggio 2014
#BB some brain
I mezzi di comunicazione di massa nell'era dei social permettono di risolvere un problema nell'immediato, tralasciando però il lato più importante della vicenda di cui esso fa parte.
La buona volontà della signora Michelle ha in realtà evidenziato l'ipocrisia e la superficialità che serpeggia quando si affrontano certe questioni.
E in qualità di moglie del presidente degli stati uniti d'america, lei ha la responsabilità morale di molto sangue sparso per il mondo dal governo americano.
Non stiamo parlando di un semplice gruppo terroristico ma del risultato del fallimento delle politiche colonialiste prima, e di quelle della globalizzazione successivamente.
Boko haram inizialmente era composto da poche decine di fanatici nel nord della nigeria, area che fu trascurata dagli inglesi, e che grazie alla povertà e alla ignoranza imperanti, costituì terreno fertile per lo sviluppo del malcontento e dell'odio verso tutto quanto era estraneo alla loro cultura.
L'Occidente e il cristianesimo contro cui oggi si scagliano i rappresentanti del gruppo terroristico, ormai giunti a diverse migliaia di componenti, sono solo una parte di quell'universo che proclamano di combattere.
Gli stati uniti dopo il fallimento con al qaeda, alla quale come struttura globale si può imputare al massimo l'attentato delle torri gemelle, hanno cercato di non ripetere lo stesso errore.
Per molto tempo non lo hanno iscritto sulla lista internazionale dei gruppi terroristici, con la speranza che, com'era successo con i nipotini di bin laden, non si formassero focolai attorno al mondo e quindi che il marchio boko haram non diventasse internazionale.
D'altro canto lasciando pieni poteri al governo nigeriano di gestire la cosa, hanno continuato praticamente a sostenere un governo fantoccio.
Il governo locale dovrebbe si mantenere una propria autonomia, ma che sia vera.
Dovrebbe attuare una forte repressione, bloccare i rifornimenti di armi, cercare anche un dialogo con i membri disponibili alla trattativa e soprattutto ricostruire un legame di fiducia con tutta la popolazione.
Ovviamente questo è un discorso a lungo termine.
Nell'immediato bisognerebbe stanare il capo che nell'ultimo messaggio sembrava essere galvanizzato dall'attenzione che il mondo gli sta riservando.
Paradossalmente potrebbe essere proprio l'Italia a favorire il processo, visti gli interessi economici e l'esperienza sul campo.
L'Aise e il vecchio sismi sicuramente hanno ancora presenza e legami forti in quell'area.
Però leggendo le dichiarazioni sommesse della ministra degli esteri in visita in America in questi giorni, sembra di capire che siamo sempre i soliti vassalli e dovremo fare quello che ci ordinano loro.
Tra le varie amenità la fatina mogherini ha detto che possiamo benissimo rinunciare al gas russo perchè abbiamo altri partner.
Qualcuno le spieghi che su tutti questi altri fornitori, Putin ha decisamente influenza maggiore di quanta ne possiamo avere noi.
Quindi a meno che Scaroni non abbia trovato qualche sorgente nel suo giardino, è bene non fare certi proclami poco lungimiranti.
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