venerdì 6 aprile 2012

Bossi come Gaddafi

La canea dell’odio leghista in questi anni ha fatto breccia in almeno due Italie. Da una parte un’Italia aggressiva figlia di un ibrido mostruoso tra Mastro don Gesualdo e Margaret Thatcher, disposta a sparare a vista pur di dire “roba mia viettene con me” e intimamente rappresentata dal più gretto, volgare e razzista dei partiti. Dall’altra la Lega ha fatto breccia nell’Italia dei penultimi, tra gli anziani spaventati, tra i giovani che avevano creduto che studiare non servisse per poi ritrovarsi subalterni per sempre, per cultura e rapporti di produzione, soprattutto in quella classe lavoratrice colpita a morte dalla doppia crisi strutturale del modello, quello neoliberale e quello della piccola e media impresa. È l’Italia che è stata tradita dalla fine dei partiti di massa, DC e PCI innanzitutto, che avevano a lungo saputo incarnare la società della seconda metà del XX secolo per poi sparire senza eredi che non fossero scorciatoie (sempre conservatrici) di interpretazione della modernità: l’individualismo berlusconiano, quello appena temperato da un centro-sinistra che accettava pienamente il modello. Così la Lega ha speculato su problemi reali banalizzandoli e offrendo una spiegazione semplice per tutto quello che di brutto andava succedendo nell’abdicazione di una politica che aveva rinunciato a trattare le masse stesse come soggettività. Non erano i tagli orizzontali alla scuola pubblica a far crollare quest’ultima ma era colpa degli insegnanti meridionali. Non era il radicale peggioramento dei rapporti di produzione dato dalla globalizzazione a rendere invivibile la condizione operaia ma era colpa dei migranti che rubavano il lavoro agli italiani. Il veleno reazionario, incarnato dal messaggio leghista forse meglio ancora che da Berlusconi, si è insinuato in questi anni nel vuoto di un messaggio politico alternativo. Solo il riprendere la battaglia delle idee con una chiara proposta di progresso includente, con un’idea guida che metta gli ultimi e i penultimi dalla stessa parte della barricata, eviterà che la fine ineludibile della cosiddetta Seconda Repubblica, nelle cose con l’ignominiosa uscita di scena di Berlusconi prima e Bossi poi, non si trasformi in un incubo peggiore. gennaro carotenuto

Articolo brillante come sempre e Gennaro e' uno dei pochi giornalisti che stimo, pero' e' caduto nel tranello come tutti noi .
Siamo stati incapaci, in questi anni, di contrastare l'avanzata leghista sul piano politico .
Non abbiamo saputo opporre argomenti validi e abbiamo continuato a piangersi addosso, permettendo alla Lega e ai propri iscritti, di cavalcare l'onda del dissenso, del razzismo e della Roma ladrona .
Adesso, con tutti gli sfotto' e le vignette che circolano da una parte all'altra del web, somigliamo tanto ai beduini di Ghaddafi, che l'hanno ammazzato con un bastone nel didietro .
Si, ci siamo vendicati, pero' la nostra pochezza e il vuoto di questa era, rimane .
Magari non siamo sognanti, ma rimaniamo barbari .

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