lunedì 26 marzo 2012

Le informazioni per la Sicurezza in un sistema democratico

Quando lessi i primi lanci d’agenzia sulla presentazione del rapporto 2011 al parlamento, inviai una mail al sito dell’intelligence, per chiedere se e quando, sarebbe stato pubblicato online .
Non ricevetti risposta, ma il documento apparve disponibile nel giro di un paio di giorni .
Probabilmente non fui degnata di risposta perche’ non v’era bisogno, o forse perche’ la richiesta non fu presa in considerazione .
Fatto sta, che la cosa non mi lascio’ una buona impressione dei nostri servizi .

Dico cio’, perche’ nella parte introduttiva del quaderno di intelligence pubblicato da Gnosis, si disquisisce a lungo sulla ancora cattiva e sbagliata percezione, che gli Italiani hanno, dei nostri servizi segreti .
Probabilmente si tratta di una percezione legata ancora all’amaro ricordo di Sismi e Sisde, ma a mio modesto parere, si e’ fatto poco in questi anni per cancellare certi stereotipi .
Se nell’era di Facebook e Wikileaks, si crede che un paio di riunioni a porte chiuse con accademici Italiani, volte a tracciare il nuovo campo d’azione dell’intelligence, alla luce delle modifiche imposte dalla riforma, sia sufficiente a restaurare un rapporto ormai logoro con il pubblico, cio’ significa che i cambiamenti sono stati di natura formale, ma non sostanziale .
Le percezioni si modificano sul campo, ovvero sul territorio, geografico e virtuale, e per realizzare cio’, bisogna servirsi di esperti di comunicazione e di immagine .

Se una giornalista di provincia si permette di osservare che i servizi segreti erano in trattativa con un capo camorrista latitante sulla questione delle discariche, in un periodo in cui, uno degli uomini che ha maggior potere in questo Paese, era stato mandato a risolvere il problema, e se un appartenente ai servizi viene accusato dalla magistratura, di lavorare in privato per un presunto riciclatore, e in tutto cio’ non si emette nemmeno un comunicato stampa di smentita, allora al cittadino medio, e’ permesso di volare con la fantasia .

Va da se', che quando si parla di interesse nazionale, si pensi a quello di gruppi ristretti, come il governo o i grandi gruppi industriali , intesi non come rappresentanti del nostro Paese, ma come espressione di interessi particolari .
Questo ovviamente non dipende dai nostri servizi, ma dalla nozione che abbiamo noi di Stato, e dal comportamento tenuto dai nostri politici e managers, nel corso degli ultimi decenni .
E se l’intelligence ha come compito quello di proteggere tali orizzonti, allora il comune cittadino arriva alla conclusione che la loro priorita’ non e’ il bene del Paese, ma quello delle lobbies .
Indubbiamente la creazione di un sistema di rapporti stabili tra il sistema della sicurezza nazionale e il mondo accademico, e’ importante ma non fondamentale, perche’ tende a rinforzare quel concetto di elitarieta’ cosi’ inviso al pubblico .
La formazione universitaria di un agente, e' di primaria importanza, ma non deve fargli perdere il contatto con la realta' .
Il movimento culturale citato nel documento, va creato da e per il pubblico, con l’aiuto di consulenti .
Si fa cenno agli scambi di notizie tra l’apparato politico e l’intelligence, sottolineando come a oggi, la politica sia piu’ partecipe e collaborativa .
Lo stupore manifestato dal presidente del Copasir all’indomani dei tragici eventi della Nigeria, fa nascere seri dubbi al riguardo .

Sicuramente il nuovo modello che vede il presidente del consiglio con maggiori poteri, sara’ piu’ agevole, ma l’esclusione del ministero della difesa, ha portato lo stesso a reclamare un proprio servizio di intelligence i cui obiettivi ed interessi potrebbero mal integrarsi con quelli dell’Aise, se questo sopravvivera’ nell’immediato futuro .
Con la riforma, i ruoli di presidente del consiglio, comitato parlamentare e DIS, escono rafforzati e meglio delineati, il che e' ovviamente elemento positivo .
Ora bisogna pero’ vedere, alla luce di una eventuale ristrutturazione, come il tutto funzionera’ .

Nessun commento:

Posta un commento