giovedì 30 gennaio 2025

Matter of time

 

Syria could face the same fate. Already, the country is oscillating between peace and chaos. Rival rebel factions are vying for power, and the interim government is being led by a “reformed” commander with ties to Islamic State and al-Qaida.
Miss N. Mangoush The Guardian

Un tempo a Idlib, quando una famiglia riusciva a trovarsi per cena, sul tappeto sedevano un combattente di Ahrar al Sham, uno di Nusra, uno di Jabat Fateh Sham, uno di Daesh, uno di Al Qaeda e altri.
Tutti figli della stessa madre. 
In Siria c'è gente di settanta e più anni arrivata da Yemen, Libia, Afghanistan, Cecenia e altri.

Leggenda narra che fu un comandante qaedista libico via Skype a mettere in testa ad Abu Mariya al Qahtani, mentre era stato messo in isolamento proprio perché opponeva resistenza all'idea, che il distacco da al Qaeda non solo sarebbe servito ad alleggerire le pressioni internazionali. Avrebbe avvicinato la gente ai combattenti. O terroristi.
Che è poi l' elemento base per pensare ad un futuro insieme come nazione.

La Siria è una galassia riuscita a tenersi assieme nel nome della lotta contro l'oppressore.
I comandanti e i capitribù presenti ieri sera al discorso d'insediamento di Al Sharaa sono tra i sopravvissuti a guerre interne e faide.
Che un tempo facevano contare centinaia di morti al giorno in un fazzoletto di terra.
Non c'è liberazione dall' oppressione senza pulizia interna. 

In una galassia rimangono comunque tasche di resistenza pronte ad essere allargate dagli interessi degli attori esterni.
Però in Siria un Al Masri qualsiasi sarebbe già sotto terra.
Chi è stato utile un tempo può non essere adatto in un altro tempo.
E non basta mandarlo in esilio dorato in un' isola reale.

Al Sharaa ci ha messo tempo ad arrivare alla vittoria finale perché ha curato i dettagli.
E non si è fatto mandare in giro di qua e di là a trattare per cose che non interessavano alla causa del suo popolo.

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