Un attacco di panico è quando non si vede via d'uscita. E ovviamente non si riesce a ragionare.
Succede quando uno pensa di avere pianificato tutto nei minimi dettagli. Poi spunta all'improvviso un imprevisto che non si adatta al piano. E fa saltare tutto.
Iniziai a soffrirne in Oman quando le difficoltà burocratiche tipiche dei Paesi del Golfo si misero di traverso ai miei piani. E quando poi dovetti lasciare perché evidentemente i miei progetti erano sbagliati. In mezzo incontrai un bravo psicoterapeuta pachistano che m'insegnò a fermarmi e a pensare ad un piano B. Che non significava necessariamente rinunciare ad un obiettivo, ma pensare ad un altro comunque valido o ad altre vie da praticare per raggiungere quello prefissato.
Durante la seduta disegnava un percorso in linea retta fino alla meta. E poi delle linee laterali che partivano ad un certo punto del percorso per poi rientrare e raggiungere l'obiettivo. Potevo raggiungerlo in maniera diversa. Dovevo cambiare per un lasso di tempo il percorso e anche il modo di vedere le cose.
Mentre leggevo della crisi di panico che avrebbe avuto la signora Barnobi, ho cercato d'immaginare cosa avrei fatto io. Negli anni ho imparato a convivere con le conseguenze fisiche di un attacco di panico. Provo anche ad evitare situazioni e persone che potrebbero provocarli.
Non credo che salirei mai su una barca di quel tipo. Se lo facessi, ritrovandomi in quella situazione, probabilmente farei la stessa cosa che ha fatto lei.
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