Una volta non ci porti anche me

Si fa presto a dire “A breve”. Preparare un incontro istituzionale da quelle parti non è tanto semplice. Poi perché annunciarlo pubblicamente? 

Si era svegliato alle cinque. Quello era il segnale che l’estate per lui era finita. Per la precisione alle cinque meno sei minuti. Lui era la precisione fatta persona. Un normale cittadino punta la sveglia su orari netti. L’agente segreto deve essere imprevedibile. Per questo fissava l’allarme del telefono a orari intermedi. 

Fece colazione con un multivitaminico e mise in valigia la biografia del capo del MIT. Hakan Fidan era solito ripetere che lui non teneva note scritte. Non ne aveva bisogno. Lo avrebbe spiegato a quel pasticcione del suo capo. Sempre in giro con fogli, foglietti e mappe nel borsone. 

Aveva preparato un regalo speciale per l’anziano generale. Amava il suono della lingua italiana. Il gioco di Caduta Libera gli sarebbe piaciuto. La cultura era il suo punto di forza. Il piano era di insegnargli l’italiano attraverso la simulazione del gioco. Al primo errore la botola lo avrebbe ingoiato. E il problema delle elezioni si sarebbe in parte risolto. 

Rimaneva la questione della bozza. Per quello avevano messo in campo ambasciatore, console e inviato speciale. Le immagini degli incontri domenicali mostravano facce chiaramente soddisfatte. A lui non rimaneva che occuparsi del generale. 

Era riuscito a procurarsi un autografo inedito di Maradona. Haftar era un appassionato di calcio. Glielo aveva mandato il fratello da Napoli. Quello candidato alle elezioni comunali. Candidato appunto. Quindi non ancora politico di professione. Non c’era bisogno di segnalare l’avvenuto contatto all’autorità delegata. 

Aveva in programma di dedicare il fine settimana successivo alla ricerca di un animale da guardia per la sua cassaforte. Quella con i progetti per la piscina. L’agente di blu vestito stava pensando al mammut clonato. Si trattava di un incrocio tra mammut ed elefante. Lo stavano studiando. 

Chiuse gli occhi e sospirò. A volte il genio che albergava in lui lo stupiva. Mandato in pensione il direttore pasticcione, il comando assoluto sarebbe stato suo.

Se solo avesse potuto avere tempo per dormire e sognare.