lunedì 9 novembre 2020

Un certo fascino


Tempi e spazi televisivi limitano le modalità di espressione.

Definire fascino, l'attrattiva che Daesh esercita su profili di un certo tipo (non solo giovani e non solo seconde generazioni), non dà l'idea del fenomeno.

Così come non si riesce a comprendere l'enorme salto di qualità fatto dal nostro antiterrorismo in questi anni, se si fa un generico riferimento a monitoraggio e scambio di informazioni.

L'Italia è partita quasi dieci anni fa da un Anas Abboubi che in piena vicenda giudiziaria non riuscì ad andare in Albania solo perchè fu respinto, al resoconto completo in tempo reale di quello che dicevano e facevano in Siria i protagonisti dei cosiddetti cenacoli.

Nel mezzo c'è stato un periodo di affinamento dei mezzi di comprensione e contrasto.

Mentre il nostro antiterrorismo si specializzava in profiling, analisi dei flussi finanziari e reti di comunicazione, in altri Paesi si chiudeva un occhio in attesa che l'incubo passasse o nella speranza di ricevere dritte da qualche moschea di periferia.

Daesh ha la capacità di sfruttare rabbia e frustrazione di individui che non riescono a trovare un posto nella società in cui vivono anche perchè nessuno glielo offre.

Una sola immagine può risvegliare la rabbia covata in anni.

Ogni Paese è esposto al rischio terrorismo.

Se il nostro lo è meno di altri, ciò è dovuto al lavoro incessante (fatto di metodo e scambi) di forze dell'ordine e servizi segreti.



Foto Yassine Lafram Facebook

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