lunedì 9 luglio 2018

In the fear and alarm you did not desert me

In sostanza, a Forte Braschi, c’è chi sostiene che Salvini sia stato “raggirato” dagli attuali vertici dei servizi. E quello che si starebbe concretizzando è lo stesso copione verificatosi con Matteo Renzi. D’altra parte l’ultimo viaggio in Libia è stato, secondo gli addetti ai lavori, una grande quanto inefficace messa in scena. Forse, ragiona una persona ben informata, si è trattato del primo passo falso di Salvini, dal momento che il ministro dell’Interno non ha portato a casa quello che voleva, ovvero la creazione di hotspot in Cirenaica. Ma soprattutto Salvini si trova in difficoltà nel parlare con gli stessi vertici del governo libico, perché senza esperienza adeguata.
lettera43

Governo nuovo. Storia vecchia. Solite lotte intestine.
Il generale Caravelli è l'unico, del pattuglione Ucigos-Immigrazione-Anticrimine-Spies in trasferta in Libia, a risultare sorridente nelle immagini.  Che è indicativo almeno del carattere, dal momento che spesso si trova in visita da quelle parti.
Un suo eventuale cambio di ruolo deve essere valutato in base alla resa e soprattutto per come esso verrà percepito dagli interlocutori tradizionali.

Innanzitutto cerchiamo di usare un fraseggio appropriato.
I nostri servizi segreti non hanno mai "raggirato" nessuno. E mai lo faranno.
Se qualcuno dentro a Forte Braschi veramente ragiona in questi termini, allora vuol dire che c'è un problema.
E' l'atteggiamento del ministro Salvini ad essere sbagliato.
Questo intendevo quando ho scritto che il generale Manenti, e anche gli altri vertici degli apparati di sicurezza, con lui hanno gioco facile.
Più che accontentarlo per soddisfare l'esigenza del momento, facendo in modo che sia in linea con l'interesse nazionale, non possono fare.
Salvini non riesce ancora a passare dalla fase di campagna elettorale a quella di governo.
Problematica ravvisabile sia nella forma che nella sostanza.
Non s'intravede un abbozzo di strategia .
Se non conoscessi il dottor Pisani che lavora nella sua galassia ministeriale, ieri a leggere il tweet sulle navi da bloccare, quasi mi stavo chiedendo in che mani siamo.
Al di là delle competenze rispetto al ministero della difesa, c'erano diverse inesattezze a proposito di accordi e leggi internazionali ai quali l'Italia deve tuttora tenere fede.
In un contesto siffatto ai vertici degli apparati di sicurezza non rimane altro che procedere a piccoli passi, visto che c'è da tenere conto dell'interesse dell'Italia in relazione a quello delle altre potenze impegnate nei contesti di riferimento.
Anche se prendessimo la leadership sul capitolo libico per volere di un'America per nulla interessata, i problemi non si risolverebbero in maniera più agevole.
Un no secco in prima istanza, da parte del governo di Tripoli, alla richiesta avanzata dal nuovo ministro dell'interno italiano era largamente prevedibile. Si è trattato di un incontro utile a entrambi le parti per prendere le misure.

Nel tweet in cui lasciava intendere che la sperimentazione dei taser è opera del nuovo governo, c'è tutto il limite dell'atteggiamento del ministro Salvini.
L'onorevole Minniti di sicuro ha grosso ascendente presso i servizi segreti e gli altri comparti del settore sicurezza. Ma se l'è guadagnato nel corso del tempo.
Li ha sempre rispettati.
E' stato leale con loro.
Ci ha lavorato assieme.
Quando si adotta una nuova misura in ambito operativo, questa è il frutto del lavoro di tante persone in un arco di tempo adeguato.
Ci sono da fare valutazioni tecniche per stabilire il livello di rischio-beneficio (un cardiopatico può facilmente morire in una situazione delicata anche a causa di una scossa minima) e di tipo legale. Bisogna mettere i poliziotti nelle condizioni di sapere usare la strumentazione. L'efficacia complessiva della misura deve tenere conto di vari fattori.
Alla fine viene indetto un bando per la fornitura.
In tutto ciò non conta se sia stato Alfano o Salvini a fare certe scelte. O quale governo.
E' importante che dietro ci sia una squadra motivata ed efficiente.
Matteo Renzi, con tutte le sue bizze e l'arroganza, almeno in questo è stato bravo.
Andava fiero dei servizi e degli altri comparti perché era riuscito a comprenderne il valore e gli sforzi.
Il ministro Salvini deve ancora dimostrare molto.
Un cambio di pedine sulla scacchiera non ha nulla a che fare con il problema che pare assillarlo.

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