venerdì 31 ottobre 2014

Le mille anime di Abu Musab al Zarqawi

Pochi hanno notato un particolare molto interessante di Shaker Wahib al Fahdawi : si fa la piastra ai capelli.
E' strano perchè i capelli ricci o crespi tornano utili per trattenere caldo e umidità nelle lunghe e afose stagioni medio-orientali.
E’ un vezzo inusuale per un uomo con la fama di essere tanto sagace quanto feroce.
Un vezzo che lo allontana da quello di cui lui sarebbe l’erede : Abu Musab al Zarqawi. I destini di questi due leoni del deserto si uniscono nel 2006 quando al Zarqawi fu catturato ed ucciso mentre quello che oggi viene definito suo successore venne imprigionato.


Nel campo di Bucca Shakir ebbe modo di conoscere altri qaedisti come lui. Fu questo un periodo molto importante della sua storia perché ebbe luogo quella radicalizzazione che poi portò alla realizzazione del califfato.
Nella stessa prigione c’era Abu Bakr al baghdadi che nel 2009 per ragioni sconosciute venne liberato e iniziò a riorganizzare le file di al qaeda e a pensare ad una nuova formazione con stile e obiettivi diversi. Al Fahdawi invece nello stesso anno fu trasferito nella prigione di Tikrit e lì rimase fino al 2012 quando lo stesso Abu Bakr organizzò una rivolta a catena nelle prigioni chiave dell’Iraq in modo da liberare tutti i detenuti che facevano parte del suo progetto di rinascita di una nuova al Qaeda .
Il ragazzino di Anbar, lo studente di scienze informatiche ormai quasi trentenne, fu messo a capo della milizia che controllava proprio quella regione. Il suo battaglione prese il nome di Usud al Anbar.

Non sappiamo molto di Zaker Wahib perché è un po’
il simbolo del fallimento della polizia irachena
che ci tiene solo a metterne in risalto la ferocia.
L’Isil invece lo sfrutta per le sue campagne stampa.
Piace alle donne, è deciso, combatte a viso scoperto.
Anche questo è un dettaglio che lo caratterizza.
E infatti diventò famoso quando nel giugno del 2013
fermò un camion sospetto con quattro siriani.



Shaker gli fece un veloce esame di religione per comprendere se si trattasse di sunniti veri o finti, quegli alawiti capeggiati dal presidente Assad e tanto odiati. Tre di loro fallirono il test.
Shaker si scoprì il volto e li ammazzò all’istante. Il quarto fu lasciato andare.
Ovviamente il video fu caricato su youtube.


Un altro episodio che la polizia irachena ricorda con amarezza è la cattura di una quindicina di poliziotti al confine con la Giordania. Molti di essi furono ammazzati.
Non era la prima volta e nemmeno l’ultima.
Nouri al Maliki come al solito corse da Obama per chiedere altri rinforzi e come al solito gli furono accordati senza porre condizioni.
Errori su errori da parte degli stati uniti e al centro ci sono sempre
i figli di al zarqawi.




Anche Shaker come Abu Musab è stato ammazzato tante volte ma è anche risorto.
L’ultima volta che è stato dato per morto era il sei ottobre scorso.
E qualche notte fa la accorta regia dell’Isil lo ha fatto riapparire in alcune foto mentre guidava le preghiere in moschea .
Difficile dire se sia lui e se sia effettivamente ancora vivo.



Al di là delle leggende e dei miti sapientemente costruiti anche da regie americane attorno a personaggi come lui in Iraq e al Shishani in Siria, Abu Wahib rappresenta decisamente una delle chiavi di lettura di questa guerra e degli scenari che essa può prospettarci.
Più spietato di al Zarqawi dicono, Shaker rimane sulla linea del settarianismo più sfrenato e anzi tende ad esasperarla.
La scena dei camionisti è illuminante.
Un messaggio per attirare i sunniti da tutto il mondo : dallo Yemen all’India.
Quella stessa India alla quale si è rivolto speranzoso un ormai fiaccato al Zawahiri e alla quale poco importa della jihad globale.
I finanziamenti ormai arrivano quasi tutti nelle casse dell’Isil.
Al Qaeda ha ancora le sue roccaforti ma ha fatto il suo tempo.
Shaker Wahib può completare l’opera di distruzione iniziata da al Zarqawi quando si ribellò contro i vertici della sua stessa organizzazione.
Può allargare il fronte sunnita verso l’Arabia Saudita costringendo nell’angolo la piattaforma sciita. Ecco spiegato il rinnovato vigore del generale Suleimani spinto a sortite irachene condite da selfie. Potrebbe anche rivoltarsi contro il califfo così come fece il suo predecessore .
E se lui è effettivamente morto, potrebbero farlo altri come lui : i figli di quell'al Zarkawi il cui fantasma sembra ancora imperversare in Iraq.
Speriamo che stavolta gli analisti non si lascino sfuggire certe evoluzioni.

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