Da Reggio Emilia giungono notizie di una storia di bullismo tanto triste quanto comune con protagoniste figlie di immigrati magrebini che hanno preso di mira una ragazzina la cui madre di nazionalità italiana è sposata ad un cittadino marocchino.
Le ragazze che l’avevano individuata a sua insaputa su Facebook le rinfacciavano di non essere musulmana pura perché la madre non è di religione musulmana.
Questo sembrerebbe un tipico caso di bullismo di ritorno.
La religione islamica è molto chiara riguardo ai matrimoni misti e non lascia spazio a nessuna forma di razzismo.
Ad un uomo musulmano è concesso sposare una donna ebraica o cristiana a patto che segua i dettami della propria religione e che i figli vengano educati come musulmani.
Il bullismo di ritorno è una forma di violenza che colpisce soprattutto le ragazze che sono state vittime a loro volta di prese in giro.
In America è facilmente riscontrabile nei quartieri popolati in maggioranza dai neri.
Spesso accade che i figli di immigrati nati e cresciuti in Italia vengano derisi o isolati perché ritenuti stranieri.
In una sorta di forma di rivalsa questi a loro volta tendono ad aggregarsi e ad isolarsi dal contesto.
Chiunque non appartenga al loro gruppo diventa automaticamente un nemico e una vittima.
Nel caso dei musulmani immigrati dal magreb o dalla penisola araba spesso l’identità religiosa viene legata a quella culturale.
Quello che le ragazzine in realtà rinfacciavano alla loro coetanea era il fatto di essere figlia di un’italiana il che ne comprometterebbe la “purezza”.
Questi episodi mostrano come le nostre politiche sociali e di integrazione siano carenti e che c’è bisogno di un maggiore impegno da parte delle rappresentanze di immigrati affinchè vengano debellati certi retaggi culturali che si trasmettono in ambito familiare.
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