La casistica presentata nell’articolo è solo una frazione di quell’ampio panorama ormai conosciuto come sextortion.
A seconda dell’età dei protagonisti, della loro collocazione sociale e delle vicende nelle quali loro malgrado vengono coinvolti, possiamo tracciare un quadro tanto variegato quanto inquietante del fenomeno del ricatto in ambiente virtuale conosciuto anche come blackmailing.
Dal ragazzino che scambia foto con i suoi coetanei al cinquantenne annoiato passando per il disoccupato che non ha voglia né possibilità di instaurare una relazione affettiva stabile, tutti quelli che pensano che dialogare attraverso la finestra di una chat sia come starsene seduti all’interno del proprio salotto prima o poi ci rimettono le penne.
Le conseguenze di una estorsione via internet sono forse maggiori di quelle che colpiscono le persone nella vita reale.
Su internet si è soli o si va per rimanere soli e quindi tutti i piccoli e grandi drammi vissuti tendono ad essere percepiti in maniera ancora più estrema.
Dalla depressione al suicidio le vittime di sextortion riversano altresì la loro tragedia sui loro cari e vengono ad incidere anche economicamente sul sistema di cui sono parte.
Un adolescente angosciato o un lavoratore preoccupato non producono più e diventano quasi un peso per la società.
A differenza del grooming messo in atto dai pedofili in un arco di tempo di media e lunga durata con effetti negativi sul ragazzino che possono essere comunque contrastati una volta scoperti, l’impatto della sextortion sulla vittima è più immediato e deleterio.
Il crimine che in genere origina dal disagio sociale spesso incide anche ed in negativo, sui cambiamenti ai quali le comunità non possono sottrarsi nel tempo.
Il mese scorso la polizia di Abu Dhabi ha ricevuto una denuncia dai genitori di una ragazza dodicenne che aveva conosciuto su Facebook una donna alla quale aveva mostrato alcune foto di se stessa e della propria famiglia.
Al processo la madre della ragazza ha raccontato come alla fine l’uomo che si nascondeva dietro l’identità fasulla, si sia rivolto a lei minacciandola di divulgare le immagini se non gli avesse concesso in sposa la bimba.
Nella tradizione Islamica e in quella Araba la famiglia rappresenta il fulcro sul quale è costruita la società.
Il matrimonio è sacro e vi si arriva dopo un percorso fatto di regole ben precise alle quali aderiscono le famiglie degli sposi.
Se vicende del genere prendono il sopravvento, la vita di intere comunità verrà stravolta.
E’ indubbio che il fenomeno del blackmailing sta aumentando in maniera esponenziale.
Se fino ad un paio di anni fa era un incidente del weekend, adesso miete vittime a tutte le ore del giorno e in qualsiasi giorno della settimana.
La Costa d’Avorio citata dal dott. Ceccaroli è il Paese africano che di per se contribuisce in maniera rilevante al pericoloso ampliamento dell’industria del cyber crime:
un fatturato da quasi dieci milioni di dollari all’anno.
Il criminale tipo è l’adolescente che non va a scuola né lavora.
Se ne sta seduto al computer dell’internet cafe per poi agganciare la propria vittima preferibilmente in Europa.
Un inganno come quello legato alla sextortion o al love method (ci si fidanza e si programma un incontro ma prima si chiede qualche migliaio di euro come sussidio ) può fruttare fino a ventimila euro al mese.
Questo ciclo mina il buon nome del Paese e alla lunga allontanerà gli investitori stranieri.
Le proteste da parte di Francia e Svizzera sono all’ordine del giorno ma c’è anche un ottimo rapporto di collaborazione a livello investigativo.
Il governo della Costa d'Avorio ha così istituito una taskforce di investigatori, esperti di IT e di questioni legali in modo da stroncare il crimine per via telematica.
E’ stata imposta la registrazione obbligatoria degli utenti telefonici e la polizia cerca di studiare il modo migliore per tracciare gli indirizzi IP ma ogni indagine richiede almeno sei mesi di tempo.
Il problema non è di tipo investigativo ma sociale e politico.
Si tratta di dare la possibilità ai Paesi africani di sviluppare un proprio sistema e non di sfruttarlo semplicemente.
Finchè non avremo messo in atto programmi di cooperazione che diano ai loro giovani possibilità di crescita completa, non possiamo lamentarci ed andare a reclamare una legalità che per loro non ha significato.
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