martedì 16 gennaio 2018

Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale

Bisognerebbe andare in centro Africa, mandare i servizi segreti per capire chi organizza queste traversate nel deserto,e poi andare lì e costruire aziende agricole, ospedali, scuole e rendere un territorio vivibile Nicola Gratteri

Le antenne ci sono.
E dove non arrivano, fanno testo gli scambi informativi.
I nomi si conoscono. Ci sono anche le inchieste.
In effetti osservando la bella tavolata italo-libica, o anche l'allegra brigata capitanata da Mustafa Sejari in missione da Trump per convincerlo a ripristinare il supporto ai ribelli, viene da chiedersi che problema ci sia, a partire per queste terre che tanti grattacapi ci danno e portargli un pò di benessere e stabilità.
Fatto è che, stiamo parlando di aree dove è difficile distinguere tra criminalità e resistenza. Dove la corruzione alberga a tutti i livelli. Dove si combatte a fasi alterne a seconda dei bisogni dei finanziatori. E dove i flussi migratori si muovono in maniera poco regolare.
Il ministro Minniti ha fatto quello che faceva Berlusconi in altra epoca e con altri interlocutori.
Se non si va ad incidere, di comune accordo con gli alleati, sulle questioni politiche e militari, di più non si può fare.
Al consigliere Nones, che nelle passate settimane è stato mandato dalla ministra a perorare sulla stampa la causa della vendita delle armi ai sauditi, bisognerebbe spiegare che il paragone con gli americani è improponibile. Trump, o meglio i suoi consiglieri, non si limitano a vendere barchette ed elicotteri, ma cercano d'imporre una strategia. Frenare le guerre proxy africane tra Qatar e Arabia Saudita costituirebbe un impulso per la vivibilità di quei territori.
Ma finché le nostre politiche sono quelle di procurare contratti alle aziende vicine al governo, l'unica soluzione è il tappo.


Foto Viminale, AP

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